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Santorini: cosa vedere fuori dal seminato

Santorini per noi è stata l’ultima tappa del nostro viaggio per le Cicladi, dopo aver visitato Mykonos, le Piccole Cicladi (Iraklia, Schinoussa e Koufonissi) e Naxos, l’isola da dove venivamo.

Per Santorini, ci siamo affidati all’esperienza di Nicoletta di One Quarter Greek che ci ha aiutato a pianificare il nostro soggiorno a Santorini, dandoci tanti consigli da vera Local. Se pensate di partire per Santorini (o per altre isole delle Cicladi – attualmente Nicoletta vive ad Anafi) non potete che affidarvi al suo blog ed alla sua pagina Instagram. Questo itinerario non sarebbe stato lo stesso senza di lei e quindi non possiamo che ringraziarla.

Santorini: Arrivo nell’isola (e tanti saluti Chiara)

Non appena arrivati a Santorini, dopo aver preso il nostro bolide su cui sfrecciare per l’isola, ci siamo diretti ad Akrotiri, un piccolo villaggio nella parte meno turistica dell’isola. Lì avevamo preso un appartamentino stupendo a prezzi decisamente abbordabili (quindi è super mega consigliato): Arco Bianco Suite. Dopo essere rimasti stupiti dalla bellezza del posto, ci dirigiamo verso Fira ed Oia.

Piccola premessa: tutti sanno che Santorini è un’isola vulcanica. Un tempo, la forma era circolare, dove all’interno si potevano trovare un cratere insieme ad una laguna marina. Ora, la forma è semi circolare (come se fosse un cornetto gigante succulento) a causa delle eruzioni vulcaniche (a Santorini ci fu l’eruzione vulcanica più importante avvenuta in epoca storica in Europa) che hanno fatto collassare la caldera. Già questo basterebbe a rendere magica l’isola di Santorini. In più, l’isola non è disabitata e lo si capisce dai tanti supermercati grandissimi che costellano l’isola (che non ci aspettavamo in un’isola con la reputazione di Santorini). A questo si aggiunge che nell’isola, che ha un’estensione di 76km2, gli abitanti siano circa 14 mila.

Fira ed Ora sono in preda ad un fenomeno di disneyficazione importante e rendono quasi fastidiosa la visita di queste due cittadine. Ad Oia, addirittura, è pieno di cartelli che implorano i turisti di non salire sui tetti delle abitazioni (o delle chiese) per rispettare chi ci vive. Per fortuna, però, sono due posti stratosferici con una vista incantevole sulla caldera.

Dopo aver sgomitato tra Fira e Oia, abbiamo accompagnato Chiara – che è stata la nostra compagna di avventura tra Koufonissi e Naxos – all’aeroporto. Dopo averla salutata, ci siamo diretti da Tranquilo (consigliato sia da One Quarter Greek che dalla mitica Chiara di LuckySouvlaki) che potremmo definire il posto della vita. Tranquilo si trova a Perissa ed ha, come caratteristica, di servire dei cocktail buonissimi, fruttosi ed enormi.

A ciò si aggiungono anche degli ottimi piatti grechi che ti permettono di non partire come un razzo dopo due cocktail (prendetevi la fava, che è tipica dell’isola). Potete decidere di venire qui dalla mattina, poiché il locale possiede anche di uno stabilimento. Il posto è frequentato da molti locals ed expat che vivono nell’isola ed anche da qualche turista.

Cosa vedere a Santorini
Vista mainstream su Oia
Cosa vedere a Santorini
Tramonto sulla caldera di Santorini
Cosa vedere a Santorini
Cocktail imperdibili da Tranquilo

Cosa vedere a Santorini: il museo del pomodoro (e molto altro)

La mattina seguente ci siamo svegliati ed abbiamo deciso di rimanere in zona Akrotiri (anche perché – come detto sopra – Fira ed Oia non è che ci avessero fatta tutta questa bella impressione). Abbiamo fatto una colazione copiosa ad Akrotiri Cafe (dell’omonimo Hotel) con una spanakopita ed un freddo cappuccino. Dopo esserci ripresi, ci siamo diretti direttamente al museo della produzione industriale del pomodoro – uno dei musei più belli mai visiti insieme al museo del vino di Bordeaux.

Il museo ripercorre la storia industriale dei pomodori a Santorini, strettamente legata alla figura dell’industriale Nomikos. Dr Nomikos comincia la trasformazione dei pomodori ad inizio Novecento, diventando presto l’azienda nel settore più grande dei Balcani. A Santorini i pomodori vengono annaffiati solo con la rugiada della mattina. Questo dà al pomodoro di Santorini un sapore incredibilmente dolce.

La cosa più bella (e commovente) del museo? Oltre alla storia dell’industriale ed al funzionamento della fabbrica, circa metà della visita è composta da testimonianze dirette di contadini ed operai. Storie toccanti che parlano di
una Santorini pre-turismo. Benché Nomikos detenga il 60% del mercato dei pomodori in Grecia, non vengono più prodotti a Santorini. Perché? A causa del turismo ovviamente! I terreni agricoli sono calati drasticamente negli ultimi decenni, tant’è che la famiglia Nomikos ha spostato la produzione e trasformazione dei pomodori in altre parti della Grecia. Non sono come quelli di Santorini, però (che grazie al terreno vulcani, hanno un sapore unico).

Una contadina anziana racconta di come un tempo Santorini fosse tutta rossa grazie alle coltivazione di pomodoro. Prima le case erano minuscole per poter coltivare più terreno possibile. Un altro aggiunge sorridendo: “un tempo non c’era spazio per il lusso”. Il lavoro però era durissimo, sia quello all’interno della fabbrica che nei campi.

Benché Nomikos diede da vivere a gran parte della popolazione di Santorini, i turni di lavoro erano massacranti. Un operaio racconta di come un giorno si ritrovò a fare 36 ore di lavoro no stop nella fabbrica. Si addormentò alla fine del turno, sul mulo che lo stava riportando a casa. I contadini portavano a piedi ceste pesantissime di pomodori. Facevano così tante volte avanti ed indietro che si riempivano di ferite.

Un contadino aggiunge: “sapete perché il pomodoro è rosso? È rosso per il sangue dei contadini” Nella fabbrica lavoravano tante donne (circa il 70%) e molt* bambin*. Un altro operaio racconta come imparò a leggere grazie ad alcuni colleghi, perché non riuscì mai a finire la scuola. Nel mentre Nomikos cominciò ad esportare la salsa di
pomodoro in tutto il paese.

Nomikos era il classico industriale del Novecento paternalista e, fedele alla sua figura inizia a sostenere i lavoratori e le lavoratrici. Paga loro i pranzi di Natale e di Pasqua, dà prestiti allo 0% per far crescere le loro attività agricole. Alcuni dicono che l’isola sia diventata prospera grazie a lui. La vita comunque rimane dura ed i ricordi legati a quel periodo hanno un retrogusto amaro.

Le testimonianze video sono state raccolte da alcuni ricercatori. Qualità altissima. Il documentario dura 40
minuti ed è sublime! Non abbiamo memoria di altri musei industriali dove il racconto è portato avanti dagli operai e dalle operaie. Il museo del pomodoro è assolutamente pionieristico. La visita dura 2 ore ed il costo
è di 10€. Sinceramente? Ne vale il doppio!

Inoltre, potrete assaggiare l’iconica polpa di Nonikos. Come ci ha detto il ragazzo del museo: “buono
eh, ma si sente che non c’è più il pomodoro di Santorini”. Non possiamo che augurarci di poter preservare la variante di Santorini nei prossimi decenni. Purtroppo i terreni agricoli sono sempre meno. Ormai il settore di punta è il turismo.

Oltre a sta botta di pessimismo, abbiamo inscatolato la nostra scatolina di pomodoro (vuota, così da poterla
portare in aereo). Il museo è incastonato nella spiaggia di Vlichada. Alcune operaie raccontano di
come alcune notti dormissero sulla spiaggia, stremate dal lavoro. Altri operai parlano anche della vita dei pescatori. Alcuni erano talmente poveri che si mettevano sulla spiaggia nella speranza che arrivasse qualcosa (di commestibile o da vendere) dal mare.

Cosa vedere a Santorini
Museo del Pomodoro di Santorini
Cosa vedere a Santorini
La spiaggia di Vlichada, imperdibile
Degustazione da Gavals

Ed è proprio su quella spiaggia (che è davvero bellissima, ottima per un tuffo) che abbiamo voluto iniziare a pensare al passato agricolo di Santorini che, malgrado tutto, continua a (r)esistere.

Dopo un tuffo in mare, ci siamo diretti verso il ristorante a conduzione familiare The Fisherman’s house, sempre consigliato da One Quarter Greek. Anche qui abbiamo trovato tantissimi greci e qualche turista (maleducato) pronto a salpare per un qualche tour dell’isola in barca. Noi abbiamo deciso di godercela prima del nostro appuntamento successivo: una degustazione di vini dell’isola di Santorini.

Megalochori ci ha accolto per una degustazione di alcuni vini tipici di Santorini. Nello specifico, siamo andati a Gavalas, dove abbiamo optato per la formula di degustazione “Explore Santorini”. Appena arrivati lì, ci sono tornati alla mente le parole di un contadino del museo del pomodoro: “un tempo qui c’erano solo pomodori ed uva.” D’altronde provate a fare l’agricoltore in un terreno fatto di lava, pietra pomice e cenere. Ciononostante, le vigne di Santorini sono tra le più antiche al mondo. Non conoscono le malattie tipiche dell’uva. Hanno una forma particolarissima (a nido) proprio per proteggere la pianta dal terreno arido.

Come per il pomodoro, l’uva viene irrigata con la rugiada del mattino. Noi siamo andati da Gavalas, una cantina gestita da una famiglia da ben 5 generazioni. Una delle più antiche dell’isola! I vini di Santorini sono davvero
ottimi, diversi dai nostri. E sì, il vinsanto è tipico dell’isola (ed è ottimo). Anzi, probabilmente quello di Santorini esiste da più tempo. Ma vorremmo evitarci le ire dei toscani. All’interno di Gavalas ci sono poche botti (ed una stanza con il 90% di umidità), che rende il loro vino raro ed esclusivo. Esperienza assolutamente consigliatissima.

Dopo la degustazioni, ci siamo diretti al faro di Akrotiri, dove abbiamo goduto di un tramonto mozzafiato. In seguito, per cena, siamo tornati al Tranquilo, un posto che ci manca tantissimo.

Cosa vedere a Santorini: salutiamo l’isola

Tramonto al faro di Akrotiri
Cosa vedere a Santorini
Cosa vedere a Santorini: Oia
Cosa vedere a Santorini
Colazione vista mare ad Akrotiri

La mattina seguente, ci svegliamo con calma e torniamo a fare colazione nel posto del giorno precedente (Akrotiri Cafe). Chiediamo sempre una spanakopita ed un freddo espresso, malinconici per la vacanza appena conclusa. L’ultimo giorno, decidiamo di goderci Santorini in maniera abitudinaria: andiamo a salutare Oia (che di giorno è decisamente meglio) e pranzare al Tranquilo. Così, per goderci un po’ di atmosfera greca e sapendo che a Santorini torneremo prima o poi.

Ed ecco qui, che la nostra saga greca termina. Ormai è già inverno, ma ripensare a quei posti scalda sempre il cuore.

Hesitant Explorers

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