Seguici su InstagramSeguici su FacebookSeguici su Pinterest

The Passenger Roma: Recensione amareggiata di un’occasione sprecata

Qualche giorno fa è uscita la guida di The Passenger Roma, appuntamento che aspettavamo con grande interesse per due motivi: adoriamo le guide di The Passenger (ci ha aiutato molto durante il nostro viaggio in Grecia) ed adoriamo snocciolare tutto ciò che ruota intorno a Roma. Ci immaginavamo già di poter finalmente trovare una guida che riuscisse a raccontare Roma senza stereotipi e, soprattutto, senza quell’insopportabile piagnisteo sul degvado o glorificazione del passato. Ed invece…

Ma procediamo con ordine. Ad essere onesti, abbiamo iniziato a nutrire perplessità già da quando la collana ha annunciato l’uscita del volume. Sul loro sito web si legge:

“Qui il degrado convive con la maestosità di millenni di storia disordinatamente accatastati uno sopra l’altro: il bello e il brutto non solo coesistono ma sono due facce della stessa cosa.”

The Passenger – Sito Web

In Italia, ci deve essere una strana convenzione per cui non si possa parlare di Roma senza utilizzare la parola ‘degrado’. Iniziamo seriamente ad avere paura, ma comunque non vediamo l’ora che esca il volume. D’altronde abbiamo sempre definito The Passenger come l’anti Lonely Planet.

The Passenger Roma: l’uscita e prime impressioni a scatola chiusa

Eccoci arrivati al 21 gennaio 2021, finalmente il libro esce. Su Instagram vengono pubblicate tantissime storie, quiz, ed aneddoti sulla città davvero interessanti: quantità di aree verdi (che ricoprono il 63,8% della città), canzoni che parlano di Roma, numeri di cittadini proprietari di auto (l’86% per l’esattezza, un dato impressionate) e molte altre curiosità nel pieno stile della collana. Tiriamo un sospiro di sollievo. Ci siamo, finalmente la guida di Roma da consigliare agli amici quando ci verranno a trovare!

D’altra parte però, ci sono alcune recensioni negative – che fanno eco proprio alle nostre perplessità iniziali – ed alcuni autori (perlopiù i soliti noti del piagnisteo) che ci fanno venire i brividi.

Ma non partiamo prevenuti e, domenica, durante una passeggiata a Milano, compriamo il libro. Cécile l’ha letto praticamente in una notte, con le mani nei capelli.

The Passenger Roma: finalmente ho il libro in mano

Il libro è graficamente intrigante: foto, colori, qualità della carta. Proprio un bel prodotto per tatto, olfatto e vista (e sui sensi ci torneremo). Lo sfoglio frettolosamente e, già così, vedo tante cose che non vanno. “Cécile, sei la solita prevenuta. Già critichi e manco l’hai letto”, mi dico. Però ci sono degli errori che saltano subito agli occhi. E bisogna essere dei maestri per iniziare con il piede sbagliato da pagina zero. Di cosa stiamo parlando? Ovviamente della mappa di Roma.

The Passenger Roma
Mappa della città secondo The Passenger Roma
The Passenger roma
Mappa dei 15 municipi di Roma

Eh, beh? È una novità che le mappe all’interno delle guide turistiche siano incentrate sul centro storico? No, certo! Ma qui stiamo parlando di The Passenger. E mettere una mappa di una città tagliata è come mettere una mappa ‘mozzata’ di un paese: inammissibile.

Come dovrebbero sentirsi tutti quegli abitanti fuori da questa rappresentazione grafica? Sono meno romani di me che sono cresciuta a Piazza Navona? E poi, davvero non c’è niente da vedere nelle zone tagliate fuori? Solo per citarne alcune: Parco degli Acquedotti, Quadraro, EUR, Corviale, Tufello, Trullo e molto altro. Posti che ripercorriamo spesso durante le nostre passeggiate romane.

Ma proseguiamo, posso finalmente concentrarmi sulla lettura.

Recensione The Passenger Roma: cosa c’è che non va?

Ho pensato molto a come suddividere questa recensione di The Passenger Roma. Grazie all’aiuto della mitica Eleonora di Painderoute, che si è subìta i miei deliri e frustrazioni degli ultimi giorni, ho capito che dovevo procedere per tematiche chiave.

Recensione The Passenger Roma: l’onnipresente degrado

Io che speravo che nella guida di The Passenger su Roma non si parlasse di ‘degrado’ sono rimasta delusa. La logica del ‘degrado’ (un tempo decoro, ma il nome era troppo unfriendly per certi ambienti di ‘sinistra di destra’ apparentemente) trasuda da ogni pagina. Ed avviene anche dai capitoli migliori, come il racconto sul Tevere “L’Anima della Città” di Francesco Nucci (unica contribuzione degna di nota, insieme alle Mappe della Disuguaglianza).

Il problema di Roma non sono quindi le disuguaglianze, il lavoro, l’accesso ad un reddito dignitoso o la mancanza di piazze in zone periferiche (fulcro della socialità cittadina). No, qui, il problema è il degrado (prestanome del decoro). Il problema è che Roma va “guarita” (parola usata sin dalla pagina 1 del libro), forse per renderla omologabile al resto delle metropoli occidentali. Infatti non mancano i paragoni senza senso come:

“Sembra un tugurio diroccato e malfamato l’interno della metro di Piazza di Spagna, l’equivalente romana del faubourg Saint-Honoré di Parigi o Regent street di Londra.”

The Passenger Roma – pagina 28

Poche righe dopo, lo stesso autore, sottolinea come Roma non sappia “vendersi” e raccontarsi. Ed ecco che mi è tutto già un po’ più chiaro: il libro non riesce a capire Roma perché è dannatamente diversa. Anche se qualcuno tenta di semplificare il tutto con:

“I romani Roma non la capiscono. Anzi, no: i romani non la amano. Perché forse invece la capiscono ed è per questo che non la amano.”

The Passenger Roma, pagina 82

Mi immagino già la mia supervisor del dottorato sottolineare il passaggio dicendo “Such statement need to be proven!!!”. Personalmente, credo di aver capito bene Roma (o mi illudo di averla capita). Ma per farlo – come per qualsiasi cosa nella nostra esistenza – bisogna studiare, analizzare ed avere un quadro teorico ampio della situazione. Non si può pretendere di capire effettivamente Roma (o qualsiasi altra città) senza avere un quadro storico/economico/politico degli ultimi 150 anni.

Recensione The Passenger Roma: assenza di un’analisi storica

Corviale, Roma
Il Corviale

Il punto più dolente del volume è – senza alcun dubbio – l’assenza di un’analisi storica. Eppure il libro è uscito con un tempismo perfetto, quasi sospetto. Oggi – 3 febbraio – festeggiamo i 150 anni dalla proclamazione di Roma Capitale. Se volete approfondire l’argomento, vi consigliamo assolutamente i documentari su RaiPlay sull’evento, sono davvero imperdibili!

Non c’è neanche un briciolo di approfondimento né sulla breccia di Porta Pia, né su cosa abbia comportato il fatto che una piccola cittadina di 200 mila abitanti (Roma era composta solo dai Rioni all’interno delle mura Aureliane) sia diventata all’improvviso capitale di un paese neonato. Sin dal 1871, Roma conosce un boom demografico senza precedenti: arrivano tutti a Roma, dal Sud fino al Nord Italia.

Come risponde la città a questa forse pressione demografica? In questo senso, il primo capitolo dovrebbe darci un quadro teorico di riferimento, almeno per capire cosa sia successo dal 1871 fino ad oggi.

Ovviamente, secondo il volume, il problema è l’abusivismo (che, per la cronaca, non esiste solo a Roma). Le iniziative edilizie del Sindaco Nathan (MAI nominato all’interno della guida, ripeto MAI) e del piano regolatore del 1909 come città giardino, la Piccola Londra, Garbatella, San Saba o Testaccio, per citarli alcuni, non vengono mai nominati. Facendo un passo indietro, non vengono neanche nominati il rione Prati (erroneamente chiamato quartiere) o i rioni Sallustiano e Ludovisi, costruiti proprio per ospitare i nuovi ministeri della capitale d’Italia. E che fine hanno fatto San Lorenzo ed il Pigneto?

No, in questo caso si passa dal 1871 al Dopoguerra, dove c’è un unico colpevole: l’abusivismo edilizio. Certo, si parla anche di “abusivismo di necessità”:

“La prima componente [dell’abusivismo] è quella migratoria, del muratore arrivato dalla campagna che la sera si tira su di nascosto la propria abitazione. Questo aspetto riguarda sopratutto la prima fase di forte espansione demografica, che può essere definita “abusivismo di necessità”. Vista l’incapacità delle autorità pubbliche a fornire alloggi a buon mercato a una popolazione in rapida crescita, le decine di migliaia di immigrati che ogni anno venivano a popolare la capitale d’Italia si accampavano nelle borgate fatte di baracche di lamiera senza servizi igienici né fogne, né acqua corrente, né elettricità. Un’immagine folkloristica abbastanza veritiera.”

The Passenger Roma, pagina 11

A parte l’uso di alcuni termini (“folkloristica” is the new rustico) su cui glisserò perché sennò mi dilungherei troppo, cosa ritiene il lettore? Le borgate erano solo quelle fatte di baracche? Come si viveva all’interno di “una baraccopoli”? Davvero lo Stato non aveva fatto niente per ‘tamponare’ l’emergenza abitativa? E ci sono state soluzioni sul lungo periodo? Tutte queste domande, legittime, non trovano risposta. Ma proverò a rispondervi sinteticamente:

  • Le borgate erano solo quelle composte dalle baracche? No! Il termine borgata deriva dal Rione Borgo. Di fatto, le borgate nascono nel 1931 con il Piano regolatore di Piacentini che ne costituisce 12 ufficiali, anche se i fattori che spingono l’edificazione di questi nuovi quartieri sono – ovviamente – molteplici. Consigliamo la lettura di Passeggiando nella periferia romana di Irene Ranaldi che ne parla dettagliatamente.
  • Come si viveva all’interno delle baracche? Ovviamente la domanda è retorica. Su Youtube, però, si trovano tantissimi video documentari di Rai Storia che parlano proprio di come si vivesse all’interno delle Baracche (noi ve ne abbiamo parlato qui). In questo video, si racconta come veniva distribuita la posta:
  • Soluzione di breve periodo per tamponare l’emergenza? Certo! Molte baracche furono demolite e vennero costituiti i dormitori “l’ultima scala dell’abitazione romana”, come riportano gli storici dell’epoca. Si provava grande vergogna in vivere nei dormitori condivisi, nell’attesa che arrivasse una casa popolare. Potete seguire la storia dettagliatamente in questo reportage.
  • E le soluzioni abitative di lungo periodo? Ecco che arrivano le case popolari ed i “mostri” – come vengono chiamati nel libro – come il Corviale.

Ma proprio per queste storie – fatta di ricerca di un futuro migliore, disperazione, dignità, riscatto ed Utopia – abbiamo il dovere di visitare posti come il Mandrione ed il Corviale. Anche solo capire meglio la storia d’Italia. Qui, invece, chi è curioso e desideroso di approfondire viene quasi deriso:

“Oggi magari i turisti allungano il percorso del tour organizzato e da San Pietro arrivano fin qui [al Corviale] per passare davanti al monstrum, al palazzo lungo un chilometro.”

The Passenger Roma – pagina 126

Proprio per non cadere nella semplificazione più becera (la storia di Roma – e d’Italia – dal 1871 al 2021 liquidata con un semplice abusivismo), abbiamo organizzato un passeggiata al Corviale con Irene Ranaldi, sociologa urbana ed Ottavo Colle. Proprio come abbiamo fatto con Eleonora, andremo a vedere questa realtà con i nostri occhi.

Recensione The Passenger Roma: un élitarismo pretenzioso

Saremo onesti: questo libro puzza dall’inizio alla fine (tranne pochi casi, citati sopra) di radical-chicchismo, mancanza di empatia ed Élitarismo. C’è chi si vanta di non essere mai uscito dal Centro di Roma. Altri pezzi sembrano una caricatura di Moccia, o peggio ancora, si ha la sensazione di assistere alla video-parodia su Roma della Fanelli.

E così, di punto in bianco, ti trovi alcuni passaggi così:

“Mi piacciono molto le famiglie in gita a Roma, sopratutto quando sono gruppi di più famiglie, con tanti bambini.”

The Passenger Roma, pagina 98

O altri, che sfociano direttamente nel classismo:

“Per diversi anni ho vissuto in Prati, tra il tribunale e il Vaticano, non c’era da stare allegri. Casa mia dava su una piazza rotonda dove una coppia di barboni alcolizzati, uomo e donna, era solita passare la notte a litigare.”

The Passenger Roma, pagina 35

Potrei citare altri mille esempi (c’è chi dice di aver subìto Roma, addirittura), ma l’argomento è anche poco interessante e la strada è lunga.

Recensione The Passenger Roma: la scelta degli autori

Ed ecco un altro tasto dolente. Nella maggior parte dei volumi di The Passenger, ci sono contributi provenienti da diverse figure professionali. Si ha accesso ad un portale di informazioni, fatto di mille discipline. I volumi di The Passenger solitamente ti arricchiscono.

Qui non è il caso. È tutto lasciato al fato, il volume sembra scritto in maniera frettolosa e superficiale. Sono per lo più giornalisti che – giustamente – parlano di fatti di cronaca o inchieste che conoscono. Sembra di leggere un lungo reportage su Roma, trito e ritrito, che avrebbe potuto fare qualsiasi quotidiano in Italia. Ed è un vero peccato.

Il capitolo che più aspettavo era la guida acustica della città. Avendo quasi terminato un dottorato di ricerca in Economia e Geografia Umana, ho imparato che le città e lo spazio vengono percepiti con i 5 sensi – tra cui quello uditivo. Gli accademici ci dicono che solo di recente abbiamo iniziato a dare spazio solamente agli aspetti più tangibili e visivi delle città, e questo lo dobbiamo alla società sempre più materialista in cui viviamo.

I geografi umani hanno cominciato a parlare di “smellscape” e di come “cacciare i suoni”. Ed anche la Professoressa Laura Tedeschini Lalli, durante il lockdown ha raccontato i suoni di Roma:

Perché, visto anche il secondo capitolo, la guida non ha dato spazio alla Professoressa? Non è forse più interessante scoprire la sua professione piuttosto che sapere che il sonno di Letizia Muratori è disturbato da dei senza tetto?

Ed avevamo davvero bisogno dei fatti di cronaca del caso Varani e dei Casamonica? Non aveva più senso far raccontare Roma da Svevo Moltrasio di Ritals – che da oltre un anno racconta Roma senza piagnistei? Oppure da Diego Bianchi (in arte Zoro) che a Propaganda ha raccontato l’emergenza abitativa con tutt’altra sensibilità?

C’è anche Irene Ranaldi, già menzionata sopra, che da anni fa passeggiare turisti e romani fuori dalle mura aureliane. Ecco, così si sarebbe configurato tutt’altro libro!

Recensione The Passenger Roma: periferie assenti

Ma come, abbiamo parlato tre ore di come il libro parli solo di periferie e tu ci vieni a dire che sono assenti? Sembrerà paradossale, ma è proprio così. Le periferie vengono raccontate esclusivamente dall’alto, da gente che probabilmente non ci è mai stata. Si accenna brevemente al Trullo, ma non si approfondisce mai veramente. Eppure, proprio qui, ci sono tantissime storie che vale la pena raccontare.

Visitare Roma in 3 giorni
Foto del Trullo

Al Trullo, ex borgata ufficiale nata durante il fascismo, un gruppo di artisti ha cominciato a riqualificare il quartiere. C’è Er sindaco – di cui vi abbiamo parlato qui – un uomo affabile, gentile, del Trullo – che gestisce e coordina tutti i progetti. Un vero leader di Bookchiniana memoria (Bookchin – socialista libertario e sociologo – immaginava le città auto-gestite dai cittadini grazie alle assemblee pubbliche). E poi ci sono i Pittori Anonimi Der Trullo ed i Poeti Anonimi Der Trullo – che dipingono e scrivono poesie sulla città e sul quartiere.

Ad esempio, nel quartiere si trova il murales “La Torta in Cielo”, in onore di Rodari, che scrisse la favola insieme agli alunni della scuola del Trullo. Ed anche qui, il genio della letteratura italiana non viene neanche menzionato nel paragrafetto dedicato al Trullo. Ma fatevi raccontare la città dal sindaco stesso.

E poi c’è il Radio Impegno ed il Calcio Sociale di Corviale, che raggruppano gli abitanti creando una vera e propria comunità, oltre la dimensione fisica del termine. Ma no, meglio dare la parola ai soliti personalismi – che parlano di Corviale senza conoscerlo bene. Ma le storie nel palazzo sono bellissime e piene di dignità.

A questo si aggiunge la palestra sociale del Quarticciolo, altra borgata storica nata dal Piano Regolatore del 1931, che funziona da vero ricettacolo di vita di quartiere. I ragazzi furono intervistati da Diego Bianchi in questo reportage.

Recensione The Passenger Roma: rappresentazione di genere (e delle minoranze)

Veniamo al sodo: le donne non ci sono! O meglio ci sono 2 capitoli su 10 sono scritti da donne, più uno scritto in un collettivo e 3 contenuti extra tutti scritti da donne. Ecco, diciamo che la rappresentatività di genere viene meno: le donne hanno scritto solo il 16% del libro.

Il problema è tutto qui: il libro non dà spazio alle voci fuori dal coro mainstream a cui siamo già abituati da anni. E le donne non sono neanche quelle messe peggio: la comunità LGBTQIA+ a Roma viene rappresentata dall’Omicidio Varani ed un piccolo trafiletto su Via San Giovanni in Laterano – Gay Street, mentre le minoranze etniche vengono liquidate con la logica del degrado e dell’occupazione abusiva.

Luoghi di Skam Italia a Roma
Scalea Tamburino nella prima stagione di Skam Italia

I giovani invece vengono rappresentati come un ammasso di ignoranti che si ritrovano sulla Scalea Tamburino (anche qui – situazione che crea degrado). Sinceramente, per anni ho vissuto ad una manciata di metri e non mi sono accorta di niente.

Recensione The Passenger Roma: dove è finito il gusto?

E finiamo con il gusto? Cosa “je voi dì a Roma” in fatto di cibo? Eh, freniamo con gli entusiasmi perché, secondo il volume:

“I turisti si ammassano in poche vie del centro storico, dove i ristoranti sono pessimi (un tempo a Roma era difficile mangiare male, ora è difficile mangiare bene), la media è cara e inospitale”

The Passenger Roma – pagina 28

Nel nostro blog abbiamo segnalato almeno 50 ristoranti dove mangiare a Roma. Si mangia bene e a prezzi onestissimi, anche nel centro storico. Ma va bene così!

Nella guida The Passenger Roma non viene mai raccontata la storia culinaria romana e dell’attore chiave della cucina romana: il pecorino. Come rivendica con orgoglio il ristoratore dello Scopettaro in un noto programma televisivo, “i romani so pastori de pecore, quindi il parmigiano fino ad un certo punto non si è mai visto”. Per il libro no, anche i pastori di pecore che si aggiravano fino a Piazza del Popolo, nell’immediato dopoguerra, sono una vergogna.

Ennesima riflessione, ho finito di leggere il volume. Guardo l’ultima pagina di The Passenger Roma: “le opinioni espresse in questo volume sono esclusivamente quelle degli autori e non riflettono necessariamente quelle dell’editore”. Nulla di strano, un proforma direte voi. Sorrido, doveva andar così. Tout est pardonné, direbbero i francesi.

Hesitant Explorers

  • Alfredo de Liguori

    La guida su Roma è veramente irritante, ingiustamente cattiva e priva di contenuti di viaggio di alcun tipo.
    Grazie per le riposte puntali e agli interessanti spunti di visita della città e dei romani che avete dato in risposta alla guida.
    L’ho comprata con grande entusiasmo e ne sono rimasto veramente deluso. Con tutti i problemi che ha e che nessuno vuole nascondere Roma resta una città dove si può spendere una vita intera a esplorare e conoscere alla faccia loro e di chi non la ama.

    • A

      Ciao Alfredo! Grazie mille per il tuo commento.
      Come hai visto ha irritato tanto anche noi, eppure adoriamo le guide di The Passengers ed eravamo super entusiasti del volume su Roma.

  • E niente: ho scoperto di avere la guida “The Passenger” della Grecia sullo scaffale. Non me n’ero mai resa conto finchè non ho visto la foto della copertina nel tuo articolo – credo l’abbiano regalata a mio marito tempo fa. Una cosa è certa: quella di Roma non la comprerò, ma a quella della Grecia invece è passata molto in alto sulla mia lista di cose da leggere 🙂

    • A

      La guida della Grecia è davvero stupenda, ma in generale tutta la collana è fantastica.
      Purtroppo la guida di Roma è un fallimento su tutta la linea.

  • Non ho mai avuto una guida The Passegger.. sono sempre alla ricerca di un’alternativa alla Lonely ( che a me non fa per niente impazzire, ma su certi posti purtroppo esiste solo quella) e questa mi sembrava buona, ma da quel leggo mi devo ricredere..

    Certo che trovare qualcuno più preparato di voi su Roma è un’ardua impresa:))

    • A

      Solitamente a noi piacciono tanto! Ma su Roma hanno davvero toppato!
      Neanche noi siamo fan della lonely planet comunque!

    • Ragazzi, se lo dite voi mi fido ciecamente, non ho mai letto una guida The passegger e a sto punto credo che mai lo farò ???? controllerò se c’è anche su Napoli che in quanto a stereotipi pure non scherza. Mi piace il modo in cui avete fatto questa analisi comunque, sempre Grandi!!

      • A

        Su Napoli ancora non l’hanno fatta, Roma è la prima in Italia. Noi abbiamo preso quella della Grecia che è davvero fantastica! Conoscendo la collana è stata davvero un’occasione sprecata.

  • Abbiamo seguito le vostre stories su Instagram e siamo rimasti anche noi un pò contrariati anche perchè avevamo sentito parlare sempre bene delle loro guide.
    Condividiamo il pensiero di Fabio: siete talmente conoscitori della città che avete scovato tutte queste inesattezze… Può magari andare bene per un visitatore ma non per un local di alto livello come voi!
    Devo farvi i complimenti per come avete snocciolato e argomentato ogni singolo aspetto di questa guida!

    • A

      Diciamo che il problema è che la città è proprio raccontata male. Mi immagino un turista che arriva per la prima volta in città: si fa un’idea di Roma totalmente sbagliata.
      Grazie comunque, siete molto carini <3

  • Non ho mai letto le guide The Passenger ma me ne hai sempre parlato bene. Mi spiace che quella di Roma non ti sia piaciuta però forse è proprio perché conosci già molto bene la città 😉

    • A

      Il problema non è il mio conoscenza (o meno) della città, è che è raccontata male. Un turista che arriva la prima volta a Roma si immagina uno scenario apocalittico praticamente.

Lascia il tuo commento