Okay, okay, salta subito all’occhio il riferimento letterario di Foster Wallace (non originalissimo, è vero). Per la prima volta in vita nostra partiamo con gli scarponcini da trekking (immancabili in un viaggio in Georgia, qui trovate tutte le informazioni IMPERDIBILI sul paese). Obiettivo? Raggiungere le vette del monte Kazbek (non esageriamo… ma per Alessio è come se avessimo scalato l’Himalaya). Abbiamo fatto due trekking in Georgia: uno nel Caucaso Maggiore (un po’ più in pendenza) ed un altro nel Caucaso Minore (abbastanza easy… anche se ad una certa Alessio ha dato forfait).
Trekking in Georgia: Caucaso Maggiore
Sveglia la mattina all’aba del 29 Dicembre con Suliko, il nostro fido chauffeur, in sella ad un pulmino dai neon blu fluorescenti per il nostro primo trekking in Georgia. Direzione? Kazbegi, FORSE il luogo più iconico della Georgia. Con l’avvicinarsi alla destinazione finale arrivano le imponenti montagne innevate. Proprio quelle montagne su cui fantasticavamo da bambini. Salutiamo Suliko e comincia la nostra salita. Alessio era ancora ignaro di quello che lo stava aspettando…


E fin qui, tutto okay. Alessio (un omone alto 2 metri x 100 kg – non il fisico da scalatore di montagne insomma) sembrava reggere botta abbastanza bene. Durante questo breve tratto di strada, che è partito dal punto in cui ci ha lasciato il mitico Suliko, abbiamo incrociato tantissime mucche brune davvero dolcettose. Un po’ meno dolci i cani che ci accompagnavano lungo la strada.
Sono innocui con gli umani, ma sono estremamente territoriali. Quindi vi accompagneranno per brevi tratti di strada, ma solo quelli di “loro competenza”. Ad eccezione di Sébastien, un simpatico pastore maremmano che ci ha accompagnato fino alla fine (chissà, magari era un pastore alfa).
Ad un certo punto i sentieri cominciano a stringersi e le salite cominciano a farsi più ripide. Alessio comincia a sudare freddo e chiedersi che male abbia fatto nelle vite precedenti. Il sentiero è diventato ripidissimo solo in un tratto, ma sicuramente senza neve la faccenda è molto più semplice! Qualora voleste partire in inverno, come noi, vi consigliamo di comprare i ramponcini(malgrado Eleonora li avesse consigliati, noi non li abbiamo acquistati perché siamo troppo ribelli).
Sinceramente, l’unico problema che ho leggermente patito è stato con il ghiaccio e la neve più scivolosa. Con i ramponcini non credo che avrei avuto molti problemi… Comunque, Alessio stava per rimettere un polmone, le mani (che si erano ghiacciate a -15), il cuore e probabilmente anche il fegato (era arrabbiato con l’universo mondo, un vero amante dello Sport…).


Mentre io rimanevo estasiata davanti alla bellezza (tipo sindrome di Stendhal) Alessio stava boccheggiando. Tant’è che, pur di non rifarsi il percorso a piedi (per paura di rotolare e causare una valanga), ha conosciuto due signori veronesi (really?!) che lo hanno riportato a valle in taxi.
Ora, non bisogna tampinare tutti i visitatori di Kazbegi nella speranza di trovare un passaggio, ma ci sono dei taxi, sia a valle che alla sommità, che fanno avanti ed indietro per una manciata di euro. Io ed Alessio ci separiamo ed io proseguo la strada a piedi con alcuni del gruppo.
Peccato, Alessio si è perso il momento in cui faccio la slitta senza slitta (ovvero nei punti più ripidi ho deciso di rotolare nella neve)! Nota: la discesa è notevolmente più facile! Abbiamo anche incontrato una troupe televisiva georgiana che ci ha chiesto se fossimo a conoscenza del fatto che quello fosse il posto più bello del mondo. Hanno provato ad intervistarmi, ma come di consueto, sono fuggita.

Come far riprendere il buon umore ad Alessio? Dandogli da mangiare, ovviamente! Eleonora ed il mitico Suliko ci hanno portati a mangiare dalla Signora Nao, uno dei pasti più belli fatti in Georgia (se la batte con la cena di Capodanno, ma di questo ve ne abbiamo parlato qui).
Dopo esserci rifocillati con un super pranzo, si torna a Tbilisi. Prima però si fa un salto per vedere l’imponente monumento all’amicizia tra Georgia e Russia (sì, fa un po’ sorridere) che si trova sulla via del ritorno.


Trekking in Georgia: Caucaso Minore
Il 30 Dicembre 2019, la nostra sveglia per il nostro secondo trekking in Georgia è suonata ancora prima. Racimoliamo in fretta e furia ogni ben di Dio che la signora della guest house ci ha preparato con tanto amore. Salutiamo Suliko ed eccoci, siamo pronti per iniziare il nostro secondo trekking in Georgia! Destinazione? I confini con l’Azerbaijan!
Lo ammetto, all’andata ho dormito due ore (la guida sicura del mitico Suliko conciliava il sonno). Mi sveglio un po’ intontita ed eccoci qui: alle porte dell’Azerbaijan, in un parco nazionale del Caucaso minore. Ad attenderci due autisti che ci avrebbero portato in giro per il parco con le loro jeep: Afto ed il suo amico (chiedo venia, non ricordo il nome… chiamiamolo InLoveWithChiara visto che si è innamorato di una nostra compagna di viaggio).
Il gruppo si divide: una parte va con InLoveWithChiara e l’altro con Afto. I due si affiancano rispettivamente a Chiara ed Eleonora per le traduzioni con il russo (spoiler alert: alla fine del viaggio il 90% del gruppo si è iscritto ad un corso di russo… questo per farvi capire che persone incredibili abbiamo incontrato). Il parco in questione è immenso. Impensabile girare da soli con la propria macchina (è come voler girare da soli nel deserto)!
Le scene assurde si susseguono: da un aeroporto sovietico abbandonato, fino ad arrivare a rocche dai panorami mozzafiato, pastori caucasici e canyon bellissimi. I momenti di trekking si alternano a quelli in macchina. Ad un certo punto mi ritrovo anche Alessio che parla in non so quale lingua con Afto. E mi torna subito in mente quando alla stazione degli autobus di Sofia si mise a parlare con le vecchiette in russo / bulgaro.



Afto e InLoveWithChiara ci portano in un posto a fare picnic. Abbiamo tutto quello che ci serve: ottimo pane georgiano, uova, salsicce e chi più ne ha più ne metta! Dopo esserci rifocillati il nostro trekking è continuato all’insegna di panorami incredibili e canyon di una bellezza inauditi, fino ad arrivare alle sponde del fiume Alazani, al confine con l’Azerbaijan.
E forse, per puro caso, abbiamo attraversato quella linea immaginaria, chiamata confine, che divide la Georgia dall’Azerbaijan.
Trekking in Georgia: Sì o No?
Assolutamente sì! Ed anche Alessio, quello che più ha sofferto tra noi due, li ha approvati. Certo preparatevi a sudare, ma ne vale assolutamente la pena! E ringrazio di cuore la mitica Eleonora di Pain de Route per essere riuscita a tirar fuori Alessio dal suo letargo e per averci fatto scoprire questi trekking in Georgia. E per averci fatto scoprire posti inesplorati del Caucaso. Posti dove eravamo soli in mezzo alla natura.
Anna
Leggendo l’articolo non sapevo se essere più preoccupata per Alessio o godermi i paesaggi meravigliosi che avete attraversato… comunque siete tornati a casa, giusto?! 😉
Hesitant Explorers
Siamo tornati sani e salvi. Ed è stata un’esperienza bellissima
anna
Ho avuto un dejavu di un trekking a Creta qualche anno fa…e mio marito mezzo morto, tanto che ad un certo punto ho quasi pensato di dover chiamare i rangers del parco che lo riportassero su con i muli. Io? Fresca come una rosa 🙂
Hesitant Explorers
Ti capisco Anna. Il prossimo trekking glielo facciamo fare insieme :’)