Oggi vi parliamo di cosa vedere al Trullo Roma, andando ben oltre l’inflazionata street art che tappezza i muri della periferia romana. Ebbene sì, questo articolo nasce un po’ come sfogo dopo aver sentito l’ennesimo travel blogger (o presunto tale) parlare del Trullo come un posto “periferico” ma che grazie alla “street art è rivalutato”. Ecco, anche no! Il Trullo – come molte borgate storiche – ha un’anima ed identità che va ben oltre i murales. Va detto, però, che in questo caso i murales sono interessanti e – soprattutto – ripercorrono la vita dei residenti storici.
Bando alle ciance, oggi vi parliamo della borgata del Trullo.
Trullo Roma: dove si trova?
Iniziamo con i fondamentali: dove si trova il Trullo? A Roma sud-ovest, a due passi dal Corviale (che andremo a visitare insieme il 15 maggio, potete prenotare seguendo questo link), il fiume Tevere, il quartiere E.U.R, il quartiere portuense e gianicolense.
Ma è davvero lontano e periferico? Basta dare un’occhiata alla mappa (che servono anche a questo) per capire che in effetti non è proprio così lontano. Certo, non parliamo di Piazza Navona, ma ci sono molti posti ben più lontani del Trullo.
Come raggiungere il Trullo
Oltre alla macchina, si può facilmente raggiungere da molte zone di Roma. Ecco una lista di mezzi pubblici per arrivare direttamente al Trullo:
- 719 (Magliana/ Stazione Ostiense)
- 771 (EUR e Portuense)
- 775 (Piramide/ Casetta Mattei)
Il modo più veloce per raggiungere il Trullo dal centro storico è arrivare a Testaccio (rione centrale servita dalla metro B – fermata Ostiense) e poi aspettare il 775 o il 719. Noi ci siamo mossi così ed è davvero comodo e piuttosto affidabile, lo consigliamo.
Invece, non potete raggiungere questa zona con:
- Metropolitana o tram
- Car Sharing (DriveNow e Enjoy).



Trullo Roma: storia
Prima che il Trullo diventasse un quartiere – ovvero durante il regime fascista – il Trullo era aperta campagna. O meglio era una valle dove, durante il Medioevo, c’era solo una chiesetta dal nome Trullo dei Massimi. Nel Settecento, inizia a popolarsi grazie alle cosiddette “vigne portuensi”.
La storia del Trullo è simile a quella di altre borgate storiche di Roma (sono 12, ve le ricordate tutte?!), costruite sotto il regime fascista per ospitare le famiglie sfollate dai grandi sventramenti del centro storico. Nello specifico, il Trullo fu costruito nel 1936 e tra gli sfollati c’era anche mio nonno che, all’epoca, aveva 11 anni.
La storia di mio nonno ben rappresenta tante famiglie romane dell’epoca: espropriato dal terreno di famiglia (zona San Paolo), gli venne assegnata dal regime una casa al Trullo. Qui, all’inizio degli anni ’30, la mia bisnonna, mio nonno, le sorelle ed i fratelli furono costretti ad iniziare una nuova vita nella borgata appena costruita. Chissà cosa direbbe nel vederla così colorata…
Comunque, torniamo a noi! Inizia a prendere forma l’idea di costruire un quartiere fieristico per l’Esposizione Universale Roma (E.U.R) del 1942 e, di conseguenza, molte zone dell’area sarebbero diventate edificabili per la realizzazione di nuovi quartieri nelle aree circostanti.
Geograficamente, il Trullo si colloca nella valle del Tevere (ovvero la piana di Affogalasino, che è una riserva naturale che fa parte della Valle dei Casali), più precisamente tra il monte Cucco ed il monte delle Capre e circondato dalle “vigne portuensi”.
Il quartiere fu interamente edificato e progettato da 2 architetti chiave durante il regime fascista: Roberto Nicolini e Giuseppe Nicolosi. Da lì, oltre alla borgata storica, negli anni ’70 ripresero le opere di edilizia popolare per ospitare alcuni dei “baraccati” dell’Acquedotto Felice (ve ne abbiamo parlato in 3 articoli: Itinerario 1, Itinerario 2 e Parco degli Acquedotti).
Ultimamente, su Instagram, il Trullo è passato alla ribalta grazie al lavoro (alla protesta pacifica) dei poeti e dei pittori der Trullo.
Cosa vedere al Trullo: i poeti del trullo
I poeti e pittori der Trullo sono un gruppo di abitanti del quartiere che, attraverso una manifestazione pacifica, hanno deciso di dare nuova vita alle facciate e ai muri della borgata, scrivendo poesie per il quartiere. Fatevi raccontare la loro storia direttamente da Mario D’Amico, Er Sindaco Der Trullo, che avevamo già condiviso durante l’articolo-recensione su The Passenger dedicato a Roma. Tra l’altro, se passate da lì, salutatelo pure. È sempre entusiasta di raccontare la storia del suo quartiere.
Perdetevi nel centro della Borgata del Trullo e tra i mille volti degli abitanti del quartiere (sotto c’è proprio Mario D’Amico raffigurato), della città, del paese e di personaggi internazionali.
Prima di andarci, se volete approfondire i murales e gli autori che troverete, vi consigliamo di consultare il blog Le Strade di Roma che, tramite un racconto fotografico, racconta i muri parlanti del quartiere.
Se invece volete capirne un po’ di più sulla storia dietro il murales dell’attore romano Andrea Carpenzano nella sua interpretazione di Christian Ferro, vi consigliamo di guardare il film “Il Campione” che trovate su Netflix.


Cosa vedere al Trullo: la torta in cielo
Tutto comincia una mattina di aprile verso le sei, quando una grossa e strana ombra sorvola la borgata romana del Trullo e va a depositarsi su una collinetta. Tra la gente scoppia il panico: chi urla, chi scappa, chi chiama i vigili del fuoco, chi dice siano arrivati i marziani.
La Torta in Cielo di Gianni Rodari
È proprio al Trullo che, nel 1964, Gianni Rodari decide di scrivere, insieme ai bambini della scuola primaria Collodi del quartiere, la Torta in Cielo. La storia parla di un oggetto non identificato che, in una mattina di aprile, si schianta in mezzo al quartiere.
Gli scolari e la maestra Maria Luisa Bigiaretti della scuola Collodi stavano vivendo in piena Guerra Fredda, con il terrore della bomba H. Un modo per esorcizzare la paura ma anche per ribaltare situazioni di apparente svantaggio a proprio favore. In questo i bambini stanno un passo avanti!
Prima di visitare il Trullo Roma
Questa breve guida su cosa vedere al Trullo Roma è giunta al termine. Se volete approfondire la storia del Trullo, e delle altre dodici borgate romane, vi consigliamo sempre la guida di Irene Ranaldi, presidente di OttavoColle che propone passeggiate in luoghi alternativi di Roma, “Passeggiando nella periferia romana: la nascita delle borgate storiche“. Acquistandolo attraverso il nostro sito, sosterrete Hesitant Explorers. Un modo semplice ma infinitamente grande per ringraziarci del lavoro di ricerca su Roma che stiamo portando avanti da tanto tempo ormai.
Roberta
Salve, da Testaccio si possono prendere il 775 o il 719, non il 771.
Hesitant Explorers
Grazie Roberta. Abbiamo corretto la svista
Federica Assirelli
Non conoscevo questo quartiere romano perché purtroppo le volte che sono andata a Roma ho visitato sempre gli stessi celebri posti. Ho trovato davvero interessante questo articolo. Io amo molto vedere le zone più popolari e autentiche delle città
Anna
Resto sempre ammaliata dai vostri articoli su Roma. La verità è che pur avendoci vissuto non la conosco molto: eto troppo impegnata a raggiungere gli aeroporti per volare altrove.
Fabio
Grazie ragazzi che mi fate virtualmente scoprire sempre nuovi quartieri di Roma. Adoro la street art e quell’aria un po’ … decadente… Ah no! Questa parola è vietata!!! 🙂