Durante il nostro on the road lombardo, abbiamo visitato il villaggio operaio di Crespi d’Adda, un luogo unico nel suo genere. Ne abbiamo velocemente in quest’altro articolo ma, visto gli interessi di ricerca (vedi il post sul quartiere Ostiense), ci è sembrato giusto approfondire l’argomento sul blog.
Il villaggio operaio di Crespi d’Adda è la creazione concreta di un’utopia urbana, arrivata ai giorni nostri in maniera del tutto intatta. Infatti il villaggio è stato dichiarato esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, il più completo e meglio conservato nel sud Europa. Ed è proprio questa preziosa testimonianza storica di cui parleremo più a fondo.
Quindi, approfondiremo quindi le seguenti 10 cose da vedere nel villaggio operaio di Crespi d’Adda:
- Il cotonificio di Crespi d’Adda
- I capannoni del villaggio operaio di Crespi d’Adda
- Le case operaie di Crespi d’Adda
- Le ville dei capi reparto
- Le villette dei dirigenti
- Il castello di Crespi d’Adda
- La cooperativa di consumo di Crespi d’Adda
- Cimitero di Crespi D’Adda
- Chiesa, dopolavoro e molto altro
- Ospedale e community wealth del villaggio operaio di Crespi d’Adda
Al Villaggio Operaio di Crespi d’Adda siamo tornati per la prima puntata del nostro Podcast TANTEANIME realizzato con Chora Media in collaborazione con Abbonamento Musei. Puoi ascoltare la puntata cliccando qui sotto.
Villaggio operaio di Crespi d’Adda: introduzione storica
La rivoluzione industriale (oltre che nell’articolo sul Quartiere Ostiense, ne abbiamo parlato anche nella nostra guida su Manchester) ha stravolto la vita dell’umanità. Non siamo qui per fare un trattato di storia economica ma è bene sottolinearne l’importanza che ha sconvolto l’assetto urbano delle nostre città.
Siamo passati da contesti prettamente rurali in cui le persone vivevano per lo più di sussistenza, fino ad arrivare in contesti urbani, dove abbiamo iniziato a vivere di lavoro – nell’accezione moderna del termine. Quando si passeggia per il villaggio operaio di Crespi d’Adda non solo si ha la sensazione di camminare in uno dei primi prototipi di città moderna, ma è effettivamente così. Potrete quindi immaginare l’importanza di un luogo del genere!
Nello specifico, il villaggio operaio di Crespi d’Adda è stato voluto dalla famiglia di industriali cotonieri Crespi che, nel 1878, decisero di creare un villaggio urbano ideale. Ma di cosa si compone specificatamente un villaggio ideale?!
10 cose da vedere nel villaggio operaio di Crespi d’Adda
Cosa vedere nel villaggio operaio di Crespi d’Adda: Il cotonificio
Il fulcro del nuovo mondo: il lavoro operaio. Con la rivoluzione industriale il lavoro smette di avere un ruolo meramente di “sussistenza” (ovvero quello di farti sopravvivere), ma diventa elemento caratterizzante dell’essere umano.
Pensateci bene, quando incontrate qualcuno il “che lavoro fai” è probabilmente tra le prime domande. Racconta molto di una persona, dei suoi interessi ma anche della sua classe socialee del suo potenziale tenore di vita. In questo modello, la massa diventa “operaia” adotta uno stile di vita omologato basata sulle ore di lavoro in fabbrica.
In questo contesto, la massa operaia lavora in una fabbrica di cotone, commodity numero uno di quel periodo dell’Ottocento. L’ingresso del cotonificio sembra essere rubato dallo skyline di Manchester (la prima città moderna del mondo).
Nel periodo più florido (considerate che la fabbrica è rimasta in funzione fino al 2003), il cotonificio impiegava 4000 operai. Gli operai furono reclutati in un primo momento nelle campagne limitrofe, dove la famiglia “capitalista” (ovvero che deteneva il capitale) Crespi cominciò a reclutare mano d’opera facendola lavorare e vivere nel villaggio creato ad hoc.

Poi, esaurito lo spazio nel villaggio, sono stati assunti operai provenienti dai paesi vicini. Ciò ha permesso alla produzione di avere la giusta flessibilità produttiva ma anche di poter controllare la propria forza lavoro. La caratteristica dei villaggi operai è proprio questa: un paternalismo quasi asfissiante, dietro alla facciata di un obiettivo presuntivamente illuministico.
A questo punto è importante chiedersi: e le donne? Le donne lavoravano come gli uomini. Infatti, nelle economie di sussistenza, prevalentemente agricole, anche le donne lavoravano nei campi. Ciò andava a significare il doppio del raccolto ed il doppio di cibo in tavola.
Le donne si occupavano anche delle faccende domestiche. Questa situazione non cambia nei villaggi operai dove la manodopera è sia femminile che maschile. La visione della “donna casalinga” è un nostro retaggio culturale derivante dagli anni ’50, conseguente al cosiddetto “boom economico”.
A che età si iniziava a lavorare? Dai 7 anni in poi quantomeno fino al 1886, anno in cui è stato pubblicato un primo tentativo di legislazione del lavoro minorile. I turni di lavoro erano di 12 ore, giorno e notte. Le condizione igieniche e di sicurezza erano precarie.
Villaggio operaio di Crespi d’Adda: I capannoni della fabbrica
I capannoni si susseguono numerosissimi dalla fabbrica fino al cimitero, simili a quelli che si trovano nel Nord Ovest dell’Inghilterra. Le sue facciate in cotto e con i mitici red bricks vi riporteranno con la mente direttamente lì. Il loro scopo? Servivano per immagazzinare il cotone, una volta che la commodity finale fosse pronta.
Le case operaie del villaggio operaio Crespi d’Adda

Ricordate quando abbiamo detto che lo status sociale è percepibile anche nell’architettura dell’edificio? Bene, le case operaie hanno la facciata più “povera“. Ma non è questo il punto… le case operaie sono tutte uguali. Questo perché “la massa” (in questo caso, la classe operaia) veniva omologata.
Comunque, le case avevano ogni tipo di comfort per l’epoca (dal giardino dove fare l’orto, nonché gli spazi interni davvero all’avanguardia per l’epoca). Non c’erano i bagni all’interno(come tutte le case popolari) ma bagni pubblici ed i pubblici lavatoi (con l’obbligo di andare “in piscina” il giovedì).
Le ville dei capi reparto

Noterete un upgrade nella facciata, ovviamente. La classe sociale doveva essere ben percepibile nell’edificio. Questo perché si voleva veicolare un messaggio (paternalismo, here we go again): tu, e solo tu, puoi migliorare il tuo destino.
Gli operai meritevoli potevano quindi ambire ad un miglioramento nella carriera e quindi ad una casa più bella e grande. In poche parole, una vita migliore.
Le villette dei dirigenti del villaggio operaio di Crespi d’Adda
Ulteriore upgrade: si punta alla dirigenza! Ogni villetta è esclusiva, con uno stile unico nel suo genere. I dirigenti si meritavano ville estrose dalle facciate liberty molto articolate. Pezzi unici d’architettura e molto esclusivi.

Il castello di Crespi d’Adda
Il castello patronale era il luogo di residenza dalla famiglia Crespi, con una struttura che richiama la forma di castello medievale.
L’edificio è imponente e voleva affermare il controllo paternalista del padrone. Una sorta di nuovo feudalesimo industriale, dove il villaggio era quindi composto dalla “sua fabbrica”, dal “suo villaggio” e dai “suoi abitanti operai”.
La cooperativa di consumo
L’approvvigionamento degli alimenti è stato stravolto durante la rivoluzione industriale. Si è passati da un’economia di sussistenza ad un’economia basata sul lavoro, dove abbiamo cominciato ad acquistare il nostro cibo piuttosto che coltivarlo.
Ma come facevano nel villaggio operaio di Crespi D’Adda? Intanto, gli operai avevano la possibilità di coltivare il proprio orto. Era presente anche uno spaccio, una cooperativa di consumo! Questo vuol dire che i soci “consumatori” erano proprietari dello spaccio e potevano scegliere cosa comprare e quindi vendere. Una specie di antenato della Coop, modello proveniente dal Regno Unito.
Chiesa, dopolavoro e molto altro
Il villaggio non era composto solamente dal posto di lavoro, dalle case dei lavoratori e dallo spaccio. Tutto quello che aveva una componente “extra-lavoro” aveva un ruolo fondamentale nell’assetto urbano del villaggio operaio di Crespi D’Adda. Possiamo dire all’avanguardia giudicando la situazione odierna: quartieri dormitori in cui i punti di aggregazione sono fortemente limitati se non addirittura inesistente. Al contrario, nel villaggio operaio di Crespi d’Adda, la socialità aveva un ruolo fondamentale (un edificio per il dopolavoro, la chiesa).
E per i forestieri? Beh, a Crespi d’Adda era presente anche un hotel!
Ospedale, scuole e community wealth
Oltre alla socialità, la famiglia industriale Crespi guardava anche al cosiddetto welfare del villaggio (come, ad esempio, la creazione della clinica con medico e del suo villino, del lavatoio e delle scuole). Tutto questo ha migliorato notevolmente ciò che viene definito community wealth. E per i forestieri?!
Cimitero del villaggio operaio di Crespi D’Adda
Il cimitero di Crespi D’Adda è un esempio architettonico interessantissimo e davvero molto eclettico.

Si trova alla fine dei capannoni industriale e di un viale alberato. Anche qui, c’è il famedio della famiglia Crespi che “veglia” sulle altre tombe. Sembra quasi di essere finiti in un paese del Sud-Est asiatico.
Informazioni pratiche per visitare il villaggio operaio di Crespi d’Adda
Il villaggio operaio di Crespi D’Adda è facilmente raggiungibile da Milano o da Bergamo. Per comodità, consigliamo di muoversi con un auto (noi l’abbiamo noleggiata a Milano sul sito della Ryanair, che usiamo spesso e ci permette di risparmiare). È possibile raggiungere con i mezzi pubblici il villaggio operaio di Crespi d’Adda.
Un motivo per cui torneremo al villaggio operaio di Crespi D’Adda sarà per seguire una visita guidata che permette di entrare anche all’interno degli edifici più iconici. Le visite sono disponibili il sabato, la domenica ed i festivi da metà febbraio a dicembre. Potete prenotare un visita guidata!
- Prima di partire: il villaggio operaio di Crespi D’Adda è ancora abitato! Vi raccomandiamo di girare per la città con rispetto!
- Pausa spuntino: Bar Trattoria San Carlo – menù pranzo davvero molto conveniente (7€ per primo, secondo, contorno, vino e dolce)!
Valentina
Per noi lombardi è una meta classica per le gite con la scuola! È un posto davvero particolare ed interessante da visitare, ne ho un bel ricordo ma ci tornerei:)
Elina
Ci sono stata qualche anno fa, quando ancora non c’erano articoli come il tuo. che spiegassero bene tutto. Dopo aver letto, mi piacerebbe un casino portarci anche Marzia proprio per sapere cosa ne pensa 🙂
Nicoletta
Essendo a pochi km dal mio paese, è uno di quei posti in cui spesso vado spesso a fare una gita o una passeggiata domenicale.. Il suo fascino un po’ tetro a dire il vero mi attira e pensate che da piccola sognavo di avere una casetta qui:)
Marilù
Ha un’atmosfera che ricorda un po’ Tim Burton o sbaglio? Potrebbe essere il posto perfetto per una delle sue storie. Comunque non conoscevo proprio questo posto ragazzi ? ma lo trovo davvero molto affascinante
Fabio
È vero! Ricorda un sacco Manchester. Non ci avevo pensato! Peccato che sia ancora chiusa. Comunque Crespi d’Adda è davvero curiosa!
Samuele
Non conoscevo Crespi d’Adda. Dall’articolo e dalle foto deve essere abbastanza interessante. Mi hai incuriosito parecchio. Aggiungo alla mia lista di posti da visitare in Italia! Salvo l’articolo così da sapere subito cosa vedere una volta arrivato lì 😉
Hesitant Explorers
Fai bene ad aggiungerlo alla tua lista! Crespi d’Adda è un un grande museo a cielo aperto. Siamo felici di averti fatto scoprire questo piccolo angolo di storia industriale italiana! Continua a seguirci! 🙂